Muore Fidel Castro: qual’è la sua storia?

Lo scorso 25 novembre si è spento al termine di una lunga malattia Fidel Castro, ex primo ministro dell’isola di Cuba.

Uomo a dir poco controverso, è stato considerato dai suoi detrattori un vero e proprio dittatore che ha negli anni mantenuto il potere solo grazie ad azioni repressive delle libertà individuali; dai suoi sostenitori un eroe della rivoluzione. Per capire, in ogni caso, l’origine di questa dubbia fama è necessario ripercorrere fatti ed episodi salienti della sua esistenza, e analizzare le vicende che lo hanno condotto al potere.

Fidel castro nasce a Biran nell’agosto del 1926, da una famiglia agiata: il padre, infatti, è un proprietario terriero abbastanza benestante. Grazie alle risorse economiche della famiglia, Fidel ha la possibilità di studiare nelle migliori scuole e di formarsi una buona cultura.

Successivamente decide di iscriversi alla facoltà di diritto dell’Università dell’Avana e negli anni di studio comincia a maturare una sentita coscienza politica. Nel 1952, infatti, decide di candidarsi alle elezioni politiche per il partito socialista ortodosso, ma il suo desiderio di militare attivamente si scontra con un avvenimento storico che cambierà completamente la sua sorte.

Nel 1953, infatti, un colpo di Stato porta all’instaurarsi di un regime dittatoriale retto da un personaggio con tendenze politiche di destra e filoamericane. Castro allora insieme a molti giovani che condividono il suo stesso ideale di libertà, organizza un assalto all’armeria della Moncada che fallisce però miseramente: molti dei suoi compagni muoiono e lui stesso viene catturato e imprigionato.

Durante un processo diventato storico Fidel Castro pronuncia la celeberrima frase: “La storia mi assolverà”. I giudici però non lo assolsero ma lo condannarono a quindici anni di carcere. Castro ne scontò solamente due perché, in seguito a un’amnistia generale, fu rilasciato e si recò in esilio in Messico.

Non restò però a lungo lontano da Cuba: insieme ad altri fuoriusciti tra cui Ernesto Che Guevara sbarcò sulle coste cubane dando vita a varie azioni di guerriglia.

Il movimento di ribelli, che a lungo rimasero asserragliati sulle montagne, prese il nome di movimento del 26 luglio.

Alla fine, soprattutto grazie a un forte sostegno da parte della popolazione, Castro insieme ai compagni riesce a cacciare Batista e a rovesciare la dittatura. Nel giro di poco tempo assume lui il potere, potere che deterrà fino al 2006 (anno in cui gli viene diagnosticato un cancro) in qualità di leader maximo.

La politica filo sovietica di Castro, l’espropriazione di aziende americane come la United Fruit e il tentativo da parte degli americani di rovesciare Castro, attraverso quello episodio noto come lo sbarco alla Baia dei Porci, porta a una rottura nei rapporti diplomatici tra i due Paesi.

Cuba, infatti, si trova in una posizione strategica e pericolosa per gli Stati Uniti che si trovano in piena Guerra Fredda con l’U.R.S.S.

Il presidente americano dichiara l’embargo decretando una chiusura dei rapporti diplomatici che si protrarrà fino all’amministrazione Obama, durante la quale ci sono state grandi aperture nel dialogo tra Cuba e Usa.

Pare, tuttavia, che nonostante la morte di Castro la politica del Presidente neo eletto Donald Trump non sarà così disposta al confronto con l’isola cubana, e si pare si possa ritornare a sanzioni che sarebbero estremamente deleterie per l’economia.

Alla fine di una vita viene abbastanza spontaneo cercare di tirare le somme e, in questo caso, ci si chiede se Castro sia stato davvero un liberatore, un difensore della libertà o sia semplicemente stato un dittatore che ha peggiorato le condizioni del suo popolo. Possiamo a questo punto rispondere parafrasando le sue parole: se c’è qualcosa da assolvere, la storia lo assolverà.